GIANNI DE TORA

CARTELLE /mostre di gruppo

INDICE GENERALE CONTATTI OFFICIAL SITE INDICE GRUPPI

 

 

 

2001 Lungomare Caracciolo, Napoli 29 Maggio 15 Luglio

"VELE D'ARTISTA"
 
ARTICOLO DI MAURIZIO VITIELLO SU IL BRIGANTE DEL LUGLIO 2001

Vele d'artista -trentadue artisti espongono a via Caracciolo

Grandi vele realizzate da trentadue artisti, fissate ad intervalli regolari lungo il parapetto del Lungomare Caracciolo, tra piazza Vittoria e la Rotonda Diaz, proiettano sull'azzurro del golfo partenopeo un'inattesa varietà di forme e colori ed anche di ombre in quest'estate del 2001.Le ''Vele d'artista'' sono state realizzate da 15 artisti soci fondatori dell'Associazione ''Sole Urbano'', da 9 artisti stranieri, invitati da Giorgio Segato, e da 8 giovani artisti ammessi per concorso da una giuria formata da Vitaliano Corbi, Antonio Manfredi, Rosaria Matarese, Luciano Scateni e presieduta dal Direttore dell'Accademia di Belle Arti di Napoli, Carmine Di Ruggiero.La variegata rassegna, organizzata dall'Associazione Culturale ''Sole Urbano'', è realizzata col patrocinio ed il contributo della Regione Campania, della Provincia di Napoli e del Comune di Napoli.Nel catalogo, delle Edizioni Panda di Padova, testo dei curatori della manifestazione, riproduzioni delle vele, curata dal fotografo Luciano Basagni, e profili critici dei seguenti artisti : Muka Aghim, Ahmad Alaa Eddin, Renato Barisani, Arturo Borlenghi, Roberto Crea, Gianni De Tora, Federico Del Vecchio, Gerardo Di Fiore, Antonio di Girolamo, Francesca di Martino, Gaetano Di Riso, Carmine Di Ruggiero, Emanuele Esposito, Nader Khaleghpour, Mario Lanzione, Barbara La Ragione, Christian Leperino, Guglielmo Longobardo, Ma Lin, Antonio Manfredi, Rosaria Matarese, Keizo Moroschita, Ivan Piano, Bruno Pedrosa, Giuseppe Pirozzi, Luciano Scateni, Irmelin Slotfelot, Tony Stefanucci, Nicolas Steinert, Ciro Vitale, Elio Waschimps, Lin Xiang Yiang.L'Associazione '' Sole Urbano'', nata dall'iniziativa di un gruppo di artisti partenopei, intende promuovere la conoscenza dell'arte contemporanea e contribuire all'attuazione del principio costituzionale della libertà della ricerca e della cultura con iniziative rivolte a realizzare le condizioni indispensabili per l'effettivo pluralismo dei circuiti espositivi e dell'informazione.L'Associazione – convinta che la cultura e l'arte siano espressione della coscienza critica del presente e della forza dell'immaginazione, radice di ogni autentica tensione progettuale - intende svolgere un ruolo attivo nella vita della città.Ma è necessario che alle iniziative provenienti dalla società civile corrisponda un disponibilità delle istituzioni pubbliche tale da favorire, anche nel campo della cultura artistica, la partecipazione dei cittadini esercitata attraverso le varie forme di collaborazione.

 
pieghevole di invito
 
 
 
ARTICOLO DI DANIELA RICCI SUL IL MATTINO - NAPOLI DEL 31.5.2001

Vele d'artista

Dopo l'esposizione delle «Bandiere di maggio» realizzate da artisti di fama internazionale che hanno sventolato tra le colonne della Basilica di S. Francesco di Paola, l'associazione culturale «Sole Urbano» presieduta da Giuseppe di Transo ha presentato l'altro ieri alla Cassa Armonica in Villa Comunale le «Vele d'artista» issate ad intervalli regolari lungo il parapetto del Lungomare Caracciolo da piazza Vittoria alla Rotonda Diaz. Come panni al vento, grandi arazzi, figure dell'arte contemporanea svariate e colorate le 32 vele proiettate sull'azzurro del meraviglioso golfo partenopeo sono state fissate per lanciare un messaggio ad un contesto sociale e per sottolineare ancora una volta la riconquista della nostra città a capitale dell'arte e della cultura. «La vela - ha detto Giorgio Segato durante la presentazione, condotta da Luciano Scateni che tra l'altro ha partecipato alla direzione artistica dell'iniziativa insieme a Vitaliano Corbi, Antonio Manfredi, Rosaria Matarese e Giorgio Segato e alla quale sono intervenuti anche Adriana Buffardi, Amato Lamberti, Francesco Paolo Palmieri - ha molteplici significati metaforici, ma principalmente indica il viaggio, la possibilità di un percorso, con le energie proprie e della natura. Sfruttando simbolicamente i venti con queste vele araldiche bisogna valorizzare le correnti intellettuali ed emotive intime». La manifestazione realizzata anche grazie al patrocinio ed il contributo di Regione Campania, Provincia e Comune di Napoli ha visto protagonisti 15 artisti soci fondatori dell'associazione presieduta da Giuseppe di Transo (Renato Barisani, Arturo Borlenghi, Gianni De Tora, Gerardo Di Fiore, Antonio Di Girolamo, Gaetano Di Riso, Carmine Di Ruggiero, Mario Lanzione, Antonio Manfredi, Rosaria Matarese, Bruno Pedrosa, Giuseppe Pirozzi, Luciano Scateni, Tony Stefanucci, Elio Waschimps), 9 artisti stranieri e otto giovani dell' Accademia di Belle Arti di Napoli ammessi per concorso.

 
REDAZIONALE SULLA REPUBBLICA DI NAPOLI IL 27.5.2001

Da Martedì e per un mese saranno “ piantate” davanti al Golfo- VELE D'ARTISTA – sul lungomare la festa di 32 pittori

QUINDICI artisti napoletani, nove stranieri provenienti dai paesi più diversi (dalla Norvegia e dall'Austria alla Cina, dal Brasile al Giappone, dall' Albania alla Siria e all'Iran) e otto giovani scelti attraverso un bando di concorso hanno dipinto una vela ciascuno e hanno deciso di piantarle, tutte e trentadue, sul lungomare di via Caracciolo, tra la Rotonda Diaz e Piazza Vittoria, dove da martedì prossimo rimarranno per oltre un mese sotto gli occhi di tutti. Giorgio Segato - scrivendo per il catalogo della manifestazione - ha colto nelle immagini di queste vele «un gesto pittorico che parla delle radici culturali e artistiche di ciascuno, delle contaminazioni accolte nei differenti percorsi, degli esiti molteplici conquistati negli approdi». E vi ha avvertito la presenza di un'idea di multiculturalità e di ricchezza delle differenze. Un'idea particolarmente importante per una città come Napoli, centro della cultura mediterranea, territorio e laboratorio di congiunzione tra civiltà mediterranee e l'Europa. A proporre l'iniziativa è stato Sole Urbano, un'associazione culturale nata da poco nella nostra città. Il compito di definirne il progetto e di realizzarlo è stato affidato a un comitato di cui fanno parte, insieme con noti critici d'arte e giornalisti, anche due pittori, Antonio Manfredi e Rosaria Matarese: una dimostrazione di come un artista possa svolgere un ruolo che non è solo quello di silenzioso ed inerme produttore di opere da consegnare nelle mani di altri. C'è un evidente legame tra questa rivalutazione della figura dell'artista, anche per competenze che molti non vorrebbero riconoscergli, e l'apertura ai giovani, con una modalità, quella del bando di concorso, caduta in disuso, ma che in realtà potrebbe rivelarsi particolarmente utile proprio oggi che i circuiti del mercato e dell'informazione artistica sono diventati meno facilmente accessibili. Al di là della spettacolarità di una iniziativa che fonde insieme arte e ambiente paesaggistico, e - come ha scritto Adriana Buffardi, esprimendo il consenso della Regione Campania - «si fa teatro nella magnifica cornice del golfo di Napoli», uno dei meriti di queste Vele d'Artista sta appunto nell'aver messo fianco a fianco un gruppo di giovanissimi con altri artisti, napoletani e stranieri, che vantano, in molti casi, prestigiose partecipazioni a mostre e rassegna internazionali. Nel catalogo, curato dalle edizioni Panda di Padova, gli interventi dell' Assessore alla Cultura della Regione Campania Adriana Buffardi, del presidente della Provincia di Napoli Amato Lamberti e del presidente dell'associazione culturale Sole Urbano Giuseppe Di Transo, i saggi critici di Vitaliano Corbi e di Giorgio Segato, i profili biografici di tutti gli artisti e la ri- produzione a colori delle vele. La manifestazione è inserita nel Maggio dei Monumenti 2001.

 
foto di repertorio
 
 
 
 
 
 
 
ARTICOLO DI TIZIANA TRICARICO SU IL MATTINO DI NAPOLI DEL 12.7.2001

Mostra fino a Domenica- Quando l'arte va a gonfie vele: sul lungomare

Gonfiate dalla brezza del golfo fanno somigliare, il tratto di via Caracciolo che dalla rotonda Diaz conduce a piazza Vittoria, al ponte di una lunghissima nave: ancora per qualche giorno (domenica la chiusura) le «Vele d'Artista» svolazzeranno sul lungomare partenopeo prima di fare rotta verso altri lidi, probabilmente a Capri. Nata soprattutto dalla volontà di recuperare il rapporto di Napoli con il suo mare questa originalissima mostra propone una delle icone marine più classiche, la vela con i suoi significati simbolici di movimento, evoluzione, viaggio verso terre lontane, vista con gli occhi di artisti di paesi e culture molto diversi fra loro: ecco una evanescente Venere delle acque dell'iraniano Khaleghpour, la sezione di un occhio blu che guarda lontano verso l'orizzonte (Matarese), un nugolo di piccole lune che nuota nel cielo (Borlenghi) e l'amore per il mare visto con occhi di un bambino nei graffiti del cinese li Xiang Yang.La manifestazione è la prima iniziativa organizzata da «Sole Urbano», associazione creata da un gruppo di artisti napoletani con l'intento di promuovere la conoscenza dell'arte contemporanea e la libertà della ricerca e della cultura, che ha coinvolto anche alcuni artisti stanieri. E così da oltre un mese e mezzo 32 grandi vele, realizzate in pvc e fissate ad intervalli regolari sul parapetto del lungomare Caracciolo, proiettano sull' azzurro del golfo un' allegra varietà di forme e colori. La scelta di un materiale così innaturale è stata dovuta alla necessità di resistere alle intemperie: ogni copia "sintetica" ha infatti un suo originale autentico, dipinto su una tela molto simile a quella delle vele marine, pronto per quel futuro Museo del Mare al quale ha accennato Amato Lamberti durante la presentazione. Gli artisti delle vele sono Muka Aghim, Ahmad Alaa Eddin, Renato Barisani, Arturo Borlenghi, Roberto Crea, Gianni De Tora, Federico Del Vecchio, Gerardo Di Fiore, Antonio di Girolamo, Francesca di Martino, Gaetano Di Riso, Carmine Di Ruggiero, Emanuele Esposito, Nader Khaleghpour, Mario Lanzione, Barbara La Ragione, Christian Leperino, Guglielmo Longobardo, Ma lin, Antonio Manfredi, Rosaria Matarese, Keizo Moroschita, Ivan Piano, Bruno Pedrosa, Giuseppe Pirozzi, Luciano Scateni, Irmelin Sltfelot, Tony Stefanucci, Nicolas Steinert, Ciro Vitale, Elio Waschimps e Lin Xiang Yiang.

 
STRALCIO DELL'ARTICOLO DI TIZIANA DE TORA SULLA RIVISTA SEGNO DI PESCARA N.180 DI SETT.OTT. 2001

NAPOLI IN MOSTRA

Questa volta non vi parleremo di quella tale mostra in galleria, oppure di quell'evento nel museo napoletano... perchè ormai l'arte non si è svincolata soltanto dai canoni stilistici o contenutistici...ma anche dai suoi luoghi ufficiali. Esistono infatti artisti che preferiscono uscire dalle gallerie, per ''entrare'' nella vita reale, scendere per le strade, nella quotidianità e comunicare con un più vasto pubblico. Camminando per Napoli, di questi tempi ci può capitare di scoprire una parata di vele d'artista sul lungomare di via Caracciolo.... oppure, prendendo la Metro, possiamo accorgerci di essere circondati da opere d'arte contemporanea... o in una gita fuori porta possiamo imbatterci in un'azienda vinicola che tra una falanghina e un piedirosso (vini locali) trasforma le sue vigne in una inedita 'galleria ein plain air'.....oppure ancora una antica fabbrica che ospita mostre di scultura contemporanea.E allora immergiamoci in questa nuova tendenza dell'arte contemporanea napoletana, partendo (è il caso di dirlo) da un viaggio....sì, perchè sul lungomare di Via Caracciolo, le passeggiate con vista sul mare si sono accese di colori e forme, con l'installazione delle Vele d'artista, fissate ad intervalli regolari sul parapetto del viale. L'idea poetica ed originale, è venuta ad un gruppo di artisti napoletani, riuniti in un'associazione culturale, Sole Urbano, nata dalla necessità di “promuovere la libertà della ricerca e della cultura (…) condizioni indispensabili per l'effettivo pluralismo dei circuiti espositivi e dell'informazione”...impresa che sembrava utopistica in una città come Napoli e che invece la tenacia di questi artisti ha reso possibile.Quindici napoletani (i soci fondatori), 9 stranieri e 8 giovani, ammessi per concorso nell'Accademia di Belle Arti, si sono confrontati con i loro stili diversi, Di Ruggiero, Scateni, Barisani, De Tora, Lanzione, Longobardo, Pirozzi e Di Girolamo, si sono incontrati sul terreno dell'astrazione lirica e geometrica, e dei colori, ora incastrati con rigore, ora esplosi in una danza leggera e giocosa. Mentre Borlenghi, Di Fiore, Manfredi, Matarese e Stefanucci, hanno dialogato sul versante delle icone, dei simboli riconoscibili....una luna in serie, un autoritratto virtuale, una mosca in primo piano, un occhio ingrandito, una mano segnaletica. Non manca il segno figurativo, rappresentato in chiave visionaria da Waschimps e Di Riso, l'uno drammatico ed espressionista, l'altro sognante ed armonico.Gli stranieri, invitati da Giorgio Segato, sono venuti da tutto il mondo con i loro diversi linguaggi: due cinesi, uno siriano, un brasiliano, un giapponese, un iraniano, un austriaco, una albanese ed una norvegese, lavorando con il segno infantile e stilizzato, oppure tradizionale e raffinato con un astrattismo lirico dinamico e colorato o con geometrie composte ma vibranti. E poi ci sono i giovani: Ciro Vitale, Federico Del Vecchio, Roberto Crea, Francesca Di Martino, Emanuele Esposito, Barbara La Ragione, Christian Leperino e Ivan Piano, che si sono proposti con grande freschezza e talento. Ci piace immaginare che magari, in un giorno di sole (urbano?) affacciandovi dal muretto che separa il viale dal golfo partenopeo, avrete l'impressione che per magia questi triangoli colorati si stacchino dalla terra, per volare a pelo d'acqua, spinti dal vento, e navigare verso nuovi lidi.........

 
LA VELA DI GIANNI DE TORA
 
foto di repertorio
 
 
STRALCIO DEL TESTO DI VITALIANO CORBI NEL CATALOGO DELLA MANIFESTAZIONE

.De Tora stringe, nella sua vela, l'asse della composizione intorno ad una zona centrale luminosa. La geometria delle forme, che costituisce per l'artista la struttura portante dello spazio pittorico, accoglie così momenti di intensa reattività cromatica, evocando possibili analogie con la percezione del mondo naturale. E forse da questa derivano certi andamenti obliqui, asimmetrici, quasi un leggero strabismo della forma sfiorata dal fluire degli avvenimenti….

 
TESTO DEL NOTAIO GIUSEPPE DI TRANSO* NEL CATALOGO DELLA MANIFESTAZIONE

UN SEGNALE PER IL FUTURO

Questa manifestazione costituisce per alcuni versi l'esordio ufficiale di "Sole Urbano". La nostra associazione, nata circa un anno fa per iniziativa di una quindicina di artisti napoletani, ha tra i suoi scopi statutari, insieme con la promozione e la valorizzazione dell'arte contemporanea, quello di contribuire all'attuazione del principio costituzionale della libertà della ricerca e della cultura, con iniziative rivolte a realizzare le condizioni indispensabili per l'effettivo pluralismo della ricerca e del confronto culturale, e di affermare il diritto degli artisti ad esercitare   nel contesto della società civile e soprattutto nei rapporti con lo Stato, gli Enti locali e le istituzioni   tutte le competenze connesse con la loro attività. Questa opzione di fondo non poteva non tradursi nel tentativo di dare innanzitutto alla vita interna del l'associazione e poi alle sue iniziative un'impronta democratica, attraverso una costante disponibilità al confronto tra idee e forze diverse. Il progetto delle Vele d'Artista" ha voluto legare una manifestazione di grande fascino spettacolare con un segnale di larga e pluralistica partecipazione. Accanto ai pittori e agli scultori napoletani che hanno fondato l'associazione sono stati invitati alcuni artisti stranieri, con una scelta rigorosa che, prescindendo dalle logiche delle correnti e delle scuderie di mercato, ha visto nelle Vele un segnale simbolo "un gesto pittorico   come ha scritto nel suo saggio Giorgio Segato   che parli delle radici culturali e artistiche di ciascuno, delle contaminazioni accolte nei differenti percorsi, degli esiti molteplici conquistati negli approdi". Non c'è dubbio che in questo messaggio che accompagna la nostra manifestazione, in quest'idea di un'arte che si pone al centro di un orizzonte multiculturale, ci sia anche un'esplicita indicazione del ruolo decisivo che Napoli può svolgere come ponte tra l'Europa e le civiltà che si affacciano sul Mediterraneo. Vorrei, però, che non fosse sottovalutato un altro aspetto della nostra iniziativa. Riprendendo una formula di partecipazione caduta in disuso, ma che in realtà potrebbe oggi rivelarsi particolarmente utile, è stata sollecitata, attraverso un bando di concorso, la partecipazione dei giovani. Tra gli autori dei bozzetti inviati, tutti esposti in una mostra nella Sala delle Prigioni in Castel dell'Ovo, una commissione, presieduta dal Direttore dell'Accademia di Belle Arti di Napoli, ne ha scelti otto. Le loro Vele sono ora esposte sul Lungomare Caracciolo e pubblicate nelle pagine di questo catalogo insieme con quelle degli altri artisti più noti. Questo risultato è per noi un motivo di grande soddisfazione e nello stesso tempo rappresenta un impegno a continuare in questa direzione, in maniera non occasionale. Dalla serietà e dall'ampiezza dell'impegno, che dovrà andare ben oltre le limitate forze della nostra associazione, e dal sostegno che ad esso vorranno dare quelle stesse istituzioni che hanno reso possibile la realizzazione, dell'iniziativa   in particolare la Regione Campania, il Comune e la Provincia di Napoli   dipenderà se davvero si darà ascolto alle esigenze di quei settori della cultura e dell'arte   di quelli giovanili in primo luogo - che per vari motivi incontrano difficoltà di accesso ai circuiti espositivi e dell'informazione.

* Presidente dell'Associazione culturale "Sole Urbano"

 
TESTO DI GIORGIO SEGATO PER IL CATALOGO DELLA MANIFESTAZIONE

VELE D'ARTISTI

La vela ha molteplici significati metaforici, ma principalmente indica il viaggio, la possibilità di un percorso, di un attraversamento compiuto con le energie proprie della natura, sfruttando i venti, valorizzando le correnti intellettuali ed emotive intime: la vela è l'ala al vento, ma è anche attributo della fortuna che è instabile a seconda delle brezze e lo è anche di Venere, dea della bellezza nata dal mare, e della ninfa Galatea e di Aura, lo spirito romano dell'aria. Svolge anche un'importante funzione araldica, di riconoscimento delle imbarcazioni e Cosimo de' Medici aveva posto una vela sulla tartaruga del suo stemma, con il motto Festina lente, "affrettati lentamente", combinando efficacemente due opposti per significare la giusta misura di tempo che ogni impresa deve trovare. Proprio questo doppio significato, collegato sia alla visibilità araldica che all'idea del viaggio, rende la vela un "campo" di attivazione particolarmente interessante tanto per gli artisti quanto per l'osservatore convocato a cogliere il senso dell'operazione e a partecipare alle sue intenzioni: da una parte la volontà di creare un momento di arredo urbano effimero ma di forte impatto, tra terra, cielo e mare lungo una delle più belle passeggiate al mondo, non tanto per valorizzare il luogo - che di questo non ha bisogno - ma per accentuarne la valenza 'estetica' e di comunicazione non utilitaristica, non pubblicitaria ma di libero contenuto creativo; dall'altra parte percepire lo spirito di libertà, di avventura, di possibilità/necessità del viaggio non come sradicamento ma come percorso conoscitivo che coniuga, in modi assai differenti in ciascun artista, l'itinerario fisico e l'itinerario psichico, i1 sogno e la realtà. Come tante bandiere, come tante tende da accampamento o da spiaggia, dipinte in modo da essere espressive della personalità dell'artista e come segnali di riconoscimento e di avvicinamento rispetto a una tematica, a un problema, a una percezione del tempo, dello spazio o del vissuto personale e collettivo, ma con in più l'idea fondamentale della vela come elemento che raccoglie e trasmette l'energia, il movimento, la direzione. Artisti italiani (campani) e stranieri cosi veleggiano insieme sul lungomare Caracciolo proponendosi a una lettura formale, cromatica e metaforica, concettuale, su scie che si intersecano per tecnica, cultura, proiezione del desiderio, prefigurazione del sentimento. Non si tratta di proporre in forme di arte applicata una volgarizzazione delle problematiche connesse alla globalizzazione dei linguaggi, ma di dare spazio alle risonanze interiori, alle voci di dentro capaci di caratterizzare un segnale-simbolo come la vela con un gesto pittorico che parli delle radici culturali e artistiche di ciascuno, delle contaminazioni accolte nei differenti percorsi, degli esiti molteplici conquistati negli approdi. E, dunque, si tratta di una necessaria presa d'atto della multiculturalità, della ricchezza delle differenze, dell'importanza che esse, quando siano "valore" di una cultura, siano conservate, custodite, vitalizzate e coniugate con le differenze/valori delle altre culture. L'idea mi pare molto bella, suggestiva, ricca di possibili conseguenze positive e di continuità, allargamento e potenziamento, specialmente a Napoli che si dovrebbe sempre più porre come centro vivo della cultura mediterranea, territorio e laboratorio di congiunzione tra la cultura mediterranea e l'Europa, poiché l'Italia non potrà davvero essere in Europa se non con la sua cultura mediterranea, con il Mediterraneo, come avamposto dell'Oriente e del Sud del mondo, dell'Asia e dell'Africa che al Mediterraneo si affacciano. Non sempre, e non in modo adeguato l'Italia ha saputo e sa valorizzare la sua posizione e la sua forma davvero privilegiate nell'ambito della geografia della storia e della cultura mediterranee: questa tuttavia è la sua autentica vocazione e la vela, non c'è dubbio, ne è l'emblema più espressivo, suggerendo i viaggi, gli scambi, le interrelazioni nel bacino che non ha eguali nel mondo per ricchezza di cultura, arte e storia, bellezze naturali, armonia ambientale, varietà di etnie e di tradizioni. Ecco mi piace pensare a questa mostra come una campionatura di libere rotte possibili in un mare libero che sa arricchirsi di ogni esperienza, coltivando ed esaltando tutto ciò che l'uomo ha prodotto in rapporto e in armonia con il proprio ambiente come manifestarsi differenziato ma complementare della comune sostanza umana, cercare l'identità nelle differenze, la molteplicità nell'unicità mi sembra il modo migliore per esprimere la condizione esistenziale dell'uomo di oggi e in particolare dell'artista come attore dei laboratori più avanzati dell'uomo nuovo, cioè del rinnovarsi, approfondirsi e raffinarsi dei valori che fondano l'umanità. Così accanto alle vele campane si sono volute vele di artisti di origini non italiane: di due cinesi (Li Xiang Yang e Ma Lin), di un siriano (Alaa Eddin), di un brasiliano (Bruno Pedrosa), di un giapponese (Keizo Morishita), di un iraniano (Nader Khaleghpour), di un austriaco (Nicolas Steinert), di un albanese (Aghim Muka), di una norvegese (Innelin Slotfeldt). La scelta non ha seguito criteri particolari, se non di qualità e professionalità, oltre che il desiderio di dare una campionatura varia, aperta, e non di tendenza, lasciando liberi i partecipanti invitati di testimoniare la propria personalità, il proprio stile adattandolo all'idea della vela come emblema araldico dei viaggi del pensiero, dell'emozione, del sogno. Li Xiang Yang è affascinato dalle risonanze del lettering, della scrittura, come traduzione di senso, di suono, di emozione. Ama confrontare gli ideogrammi cinesi (scritti da sinistra a destra all'occidentale) con l'italiano o l'inglese (scritti in verticale, come il cinese): 'io amo il mare' diventa percorso di echi, di affioramenti sullo schermo della memoria di percezioni profonde che si accompagnano al gesto e al clima cromatici. Ma Lin risente sul corpo la differenza tra cultura orientale e cultura occidentale, tra tradizione statica e spiritualistica della classicità cinese e l'esaltazione della fisicità rinascimentale e barocca. La sua vela è attraversamento del corpo nel vento, riscoperta di origine tra acqua e cielo, esaltata da un disegno particolarmente raffinato per innervature di leggera plasticità. Alaa Eddin coglie l'occasione per un ulteriore affondo nel significato simbolico del dipingere e del sentire il gesto come calligrafia e la calligrafia come suono che attraversa lo spazio, fisico e psichico, e lo feconda di visioni, di sogni, di percorsi aerei, leggeri e ricchi di movimenti, rifrazioni di luce, di atmosfera sospesa ed evocativa. Bruno Pedrosa esprime sempre nella sua pittura una particolare irruenza emotiva, che trasforma il visibile in percezione interna di movimenti cromatici e lineari, di masse leggere che si sovrappongono, si amalgamano, si dilatano o si addensano in un vitalismo sostanzioso. I colori saturi e brillanti accentuano il senso del suo gesto pittorico come accendersi di una coltivata memoria dei sensi. Keizo (Keizo Morishita) traduce la realtà della visione in un soggettivo movimento di campiture, in armoniose, ma non rigide o schematiche geometrie: resta sempre evidente il processo mentale, razionale e poetico insieme, di semplificazione di una visione che, interiorizzandosi, si fa gioco di luce, di rifrazioni delicate e affascinanti. Anche Nader Khaleghpour recupera una figurazione simbolica e in certo senso neo romantica nella visione dell'umano che viene dal mare: dalle origini tra l'acqua e il cielo, come un materializzarsi ectoplasmico di un efebo, di un adolescente che entra nella storia. Cosi la vela si fa soglia, luogo dell'evocazione che compare sullo schermo della memoria e dell'attraversamento degli strati sedimentati dell'esperienza esistenziale. E nella vela di Nicolas Steinert il ciclo biologico si completa: l'uomo viene dal mare ed al mare ritorna; un nuotatore e una sirena, con forti valenze simboliche e surreali come è frequente nelle ricerche plastiche di Steinert, si stagliano nell'elemento acqueo da cui ha avuto ed ha inizio la vita (anche perchè l'acqua salata è come il liquido amniotico in cui si sviluppa il feto). Il mare diventa il grembo materno e originario cui l'uomo desidera tornare. Per Aghim Muka la soluzione è atmosferica e concettuale insieme: ritaglia una sezione circolare della vela e chiude il foro cucendovi della seta, come diaframma dell'anima umana che respira mossa dalla brezza del mare; apre cosi un ulteriore passaggio alla continuità tra pneuma interno e pneuma esterno, tra fisico e psichico, tra natura e artificio. Alghe naturali dei caraibi e gabbiani appena segnati sono araldi di vita mentre le macchie di vivace colore sono sprazzi di luce solare. Irmelin Slotfeldt riprende la forma della vela e moltiplica sui tre triangoli sovrapposti l'effetto di movimento in profondità, al di là della soglia della superficie-spazio che è il supporto, ed enfatizzando con le geometrie eccentriche la percezione di vibrazione e di modulazione della vela, però mantenendo al massimo grado di semplicità e di leggibilità la sua funzione araldica e comunicativa.

 
 
pagine della rivista Arte e Carte
 
 
TESTO DI VITALIANO CORBI PER IL CATALOGO DELLA MANIFESTAZIONE

LE NOSTRE VELE

Vele affacciate sul mare, dove altre vele disegnano rapide traiettorie e incrociano partenze e ritorni. Vele battute inutilmente dai venti come bandiere legate al pennone. Segnali di una contraddizione aperta al gioco dei traslati. Metafore che oscillano tra sogni di libertà e radicamento alle origini. Questa tensione ha trasformato le trentadue Vele d'Artista, ancorate e frementi sul lungomare di Napoli, in una sfilata di desideri impossibili, in una teoria di immagini che mentre sembrano volare felici verso la luce dell'utopia avvertono il soprassalto di improvvise paure. L'onda dei gialli, dei rossi e dei blu messa in moto da Luciano Scateni accoglie ed amplifica sulla superficie della vela i vividi riflessi del mare. L'impeto e la crudezza timbrica del colore, spinti sul punto di diventare segnali di allarmante violenza, si risolvono alla fine in un'esultanza visiva felice di potersi esibire sul teatro della pittura, dove tutto diventa spettacolo. Ancora più sorprendente, per la vivacità dell'incastro cromatico cui esso dà vita, è il saltellante alfabeto inventato da Giuseppe Pirozzi. La calibratissima misura formale entro cui si suggellano sempre le opere di questo scultore si direbbe qui esplosa nei frammenti di una vetrata, che improvvisano una danza dal ritmo ascendente e così gioiosamente estroversa da lasciare il sospetto di un filo di ironia. Su questa stessa linea, ma più incline ad accogliere l'esigenza di una ricomposizione segnica dell'energia cromatica, si colloca il lavoro di Antonio di Girolamo. Il suo triangolo, rigorosamente inscritto nel perimetro bianco della vela, stringe a sua volta, nel proprio spazio, il tracciato fitto ed incurvato dei blu e dei rossi, frenando l'andamento espansivo dei segni nella salda geometria della composizione. Proprio ad un gioco concentrico di progressive inclusioni geometriche s'ispira la struttura della vela di Carmine Di Ruggiero. L'artista, riprendendo un tema iconografico già affiorato nel corso della sua lunga ricerca, bilanciata tra astrazione e informale, trascrive l'icona familiare del Vesuvius pater nella nitida eleganza di un tracciato periferico, che lascia respirare liberamente lo spazio centrale. Un grado maggiore di astrazione sembra dominare la vela di Renato Barisani, nella quale l'assolutezza delle campiture cromatiche e la purezza dei profili si direbbero non lasciare adito a suggestioni analogiche. Ma poi alla percezione della scarna essenzialità formale si sostituisce lentamente l'impressione che in quel campo figurale per così dire azzerato si animi un principio di vitalità organica. La struttura rossa e quella nera, prive di qualsiasi connotazione iconica, sembrano entrate sul fondo bianco della tela per una lenta insinuazione e come provenendo da altri spazi. Il filo che lega, non solo in questa occasione, le opere di molti degli artisti napoletani annoda anche nei modi più vari l'inclinazione verso una purezza della forma con una segreta e profonda disponibilità al fascino del mondo fenomenico. Un intreccio di sensibilità ed intelligenza, questo, sottilmente divagante in aree diverse della ricerca pittorica, come già s'è potuto vedere dall'implicito accenno che fin qui se n'è dato, ma che diventa ancora più evidente in artisti come Gianni De Tora, Mario Lanzione e Guglielmo Longobardo. De Tora stringe, nella sua vela, l'asse della composizione intorno ad una zona centrale luminosa. La geometria delle forme, che costituisce per l'artista la struttura portante dello spazio pittorico, accoglie così momenti di intensa reattività cromatica, evocando possibili analogie con la percezione del mondo naturale. E forse da questa derivano certi andamenti obliqui, asimmetrici, quasi un leggero strabismo della forma sfiorata dal fluire degli avvenimenti. La vela di Lanzione è diventata il campo su cui converge una molteplicità di piani, lungo i quali risalgono le ombre più fonde o scorrono improvvisi guizzi di luce. La percezione della realtà fugge in prospettive di luoghi lontani ed inesplorati, creando un gioco di echi e di compenetrazioni tra lo spazio interno dell'opera e quello aperto dall'infinità del cielo, in una visione dinamica in cui affiorano elementi di neofuturismo. Un campo, invece, densamente monocromatico costituisce la struttura portante dell'immagine di Longobardo. Una vela invasa dal rosso, che parte dalla base, dove ancora si legge, simile ad un'impronta leggera su un muro, ripetuta due volte, il nome di Napoli, per divampare poi più in alto, via via che si sale verso il vertice del triangolo. L'intensità del colore diventa il segno principale della vicinanza al mondo fenomenico, da cui proviene anche qualche traccia frammentaria trattenuta lungo il margine dell'ipotenusa. Arturo Borlenghi ha immaginato una strettissima corrispondenza tra il cielo e la superficie della sua vela. Questa infatti è dipinta d'un azzurro leggero ed arioso che la fa svaporare come nella luce di un mattino afoso. Il segno lunato, che scandisce interamente lo spazio, non introduce la banalità di un riferimento iconico, ma serve al contrario ad esaltare il valore formale della composizione. Un frammento dilatato di cielo in cui passano sensazioni e pensieri che hanno bisogno del lavoro dell'artista per diventare visibili. Con Antonio Manfredi la ricerca aniconica si sposta sul versante opposto, dove la forma incontra la nuda essenzialità dell'oggetto. Le sue strutture astratte nel corso degli anni Novanta hanno incominciato sempre più a sporgersi verso lo spazio ambientale, sperimentando i modi di una sua misurata occupazione. In questa, però, l'artista insinua l'idea di una possibilità di conversione dalla dimensione della realtà a quella della sua rappresentazione virtuale, aprendo la strada, attraverso le superfici metalizzate specchianti, all'inserimento della fotografia nella area aperta dell'opera. Oggi non ha molto senso tentare di definire unitariamente i confini delle diverse e molteplici ricerche figurative. E' solo per comodità espositiva che perciò abbiamo riservato questo tratto della nostra presentazione delle Vele d'Artista a cinque artisti nelle cui opere le icone si mostrano con un grado di maggiore riconoscibilità. Gerardo Di Fiore fin dagli anni Sessanta nelle sue sculture in gommapiuma va esprimendo un acuto sentimento della corruzione e della morte, che dalla dimensione della vita si flette verso quella dell'arte stessa. Ora egli ha immaginato che una mosca si sia posata sulla sua vela vuota, rivelando in tal modo, di colpo, quanto grande sia il rischio di compromissione che insidia l'arte. L'allarme è reso più acuto dal lungo strappo rosso che attraversa tutta la tela e dalla vanità del tentativo di rattoppo denunciata dalle cuciture irrimediabilmente saltate. Con un movimento autoriflessivo, che dalla vela considerata nel suo contesto esterno ritorna all'interno dell'immagine, Rosaria Matarese ha intitolato il suo lavoro "Occhio alla vela ... d'artista" e ha dipinto, all'interno della vela, una vela, appunto, ed un occhio. La solida volumetria delle forme si tinge coerentemente dei colori del cielo. La Matarese ottiene così un forte coinvolgimento psicologico e spaziale ed accentua efficacemente l'idea della correlazione inscindibile che unisce l'opera al mondo, lo spazio dell'arte a quello della vita. Energicamente estroverso, provocatorio quasi nel suo modo di comunicare con i più disparati media, Tony Stefanucci ha usato la vela come un oggetto segnaletico, dipingendo sul bianco del fondo una grande mano rossa. Un saluto o un segnale di alt, un gesto di ilare violenza o - ma solo paradossalmente - di accorata pietà, in quel particolare delle dita mozzate dalla lama dell'ipotenusa. Stefanucci, come è solito fare, dando l'impressione di voler solo giocare, dà un avvertimento o insinua un dubbio. L'uomo di Gaetano Di Riso reca un mondo sul proprio corpo. Il segno della storia, con la sua carica di civiltà e di ferocia, o di un'utopia felice, di una finale generale conciliazione? In fondo, non è necessario sciogliere la domanda, ma solo avvertirne la presenza. Nella vela circola l'ombra del sogno umanistico, di un'armoniosa e pacificata convivenza terrena, ma direi che nella particolare vaporosità della pittura c'è, appunto, insieme con una seducente leggerezza la coscienza dell'incolmabile lontananza dalla realtà. La bambina che corre sul margine inferiore del dipinto di Elio Waschimps sembra ignorare l'incendio che fiammeggia al centro della vela, tra lo squillo del giallo su cui si disegna il gioco della "settimana" e quello dell'azzurro del cielo che colora il vertice della composizione. Il visionario, tragico espressionismo che segna da molti anni la pittura di Waschimps trova qui, nell'area aperta del golfo, accenti più distesi, che placano la drammaticità dell'ispirazione nella luminosa intensità del colore. Fin qui s'è detto delle quindici opere realizzate dagli artisti napoletani che hanno fondato l'associazione Sole Urbano e che hanno per primi aderito al progetto delle Vele. Ma proprio da loro è venuto il suggerimento di una duplice apertura, che caratterizzasse in maniera significativa la manifestazione e indicasse con chiarezza la direzione in cui l'associazione intende muoversi. Si è chiesto, perciò, a Giorgio Segato di invitare nove artisti stranieri e di presentare le loro opere con un suo testo critico (che ora si può leggere nelle pagine di questo catalogo). Nello stesso tempo sono stati selezionati, mediante un bando di concorso, otto giovani artisti e si è dato loro l'incarico di realizzare altrettante vele. L'area di ricerca in cui si collocano i lavori di questi artisti è particolarmente ampia ed articolata. Si va dall'immagine dipinta da Ciro Vitale, che nella pittura luminosa, dagli impasti tenerissimi reca una filtrata memoria dei linguaggi postinformali, a quella di Federico Del Vecchio, che coniugando procedimenti antichi e strumenti della nuova tecnologia elettronica appare particolarmente attenta ai pericoli di perdita dell'identità derivanti dai processi in corso nell'economia globalizzata e nelle ultime sperimentazioni biotecnologiche. Dalla vela di Roberto Crea, elegante ed ironica nell'impronta che realizza un traslato concettuale - dalla pianta della città alla pianta del piede - di grande impatto percettivo e lo innalza sul campo visivo della vela come un segnale stradale, si passa a quella di Francesca di Martino, che - come spiega lucidamente la stessa artista - trasforma nel volo di un gabbiano il tracciato topografico della zona della città in cui essa verrà esposta, affidando all'immagine una speranza per il futuro di Napoli. Non minore è la distanza che corre dall'efficace esercizio di pittura astratto - surreale con cui Emanuele Esposito dà vita ad una scena notturna, quasi l'angolo geometricamente semplificato di una nuda periferia urbana, all'inquietante elaborazione fotografica proiettata da Barbara La Ragione sulla sua vela: un frammento che esaltando le proprie qualità percettive diventa luogo di ambigua condensazione di paure e di desideri attaccati alla radice della vita. E, infine, un abisso di sensi separa la vela Christian Leperino, carica di un vitale e sofferto erotismo, in cui la pittura ritrova una sua torbida ed intensa forza espressiva che può ricordare le immagini di Bacon, da quella di Ivan Piano, lucidamente costruita nella sua pallida struttura concettuale, resettata di qualsiasi traccia di colore e di corporeità, con un procedimento di smontaggio e di messa in scena dichiaratamente "virtuale", per esorcizzare gli incubi provenienti - scrive l'artista - da un corpo violento e narcisista.

 
 
 
RISORSE AGGIUNTIVE
Sintesi del catalogo / SCARICA IL PDF
ALBUM VELE D'ARTISTA /APRI

 

Utenti connessi

©Eredi De Tora 2015
web&DTP project: iOdesign FCA /creativeLAB by Renato R. Iannone - Architect and creative designer